mercoledì 18 giugno 2014

La fondamentale importanza delle protezioni solari

Ultimamente alcune amiche mi hanno chiesto se ho formulato e realizzato in casa una protezione solare ma la mia risposta è sempre stata la stessa: non mi azzardo nemmeno minimamente a testare su di me una protezione solare spignattata, MAI E POI MAI ne divulgherei la formulazione!

GLI STUDI DIETRO LE PROTEZIONI SOLARI

Ciò che le persone non immaginano è che dietro le protezioni solari c'è un complicatissimo studio che talvolta può durare anni e anni; nella mia Università (UniSi) esiste un vero e proprio corso post laurea interamente dedicato allo studio del meccanismo di funzionamento e della formulazione delle protezioni solari! Un dottorato di due o tre anni in cui ci si concentra solo ed esclusivamente su questo argomento!
La protezione solare rappresenta l'unico schermo (a parte i vestiti, ovviamente) con il quale d'estate possiamo proteggere l'epidermide dai raggi UVA e UVB; negli ultimi anni, a causa dell'allargamento del buco dell'ozono, tali raggi si sono intensificati al punto tale che restare sotto il sole nelle ore centrali della giornata in estate rappresenta un vero e proprio rischio per la salute. Il sole infatti è il nostro miglior amico ma allo stesso tempo anche il nostro peggior nemico: è vero che moltissime malattie dermatologiche subiscono netti miglioramenti dopo un'esposizione controllata al sole, ma è anche vero che i raggi solari sono responsabili dell'insorgenza di uno dei tumori più aggressivi per l'uomo: il melanoma.


Quante volte andando al mare non ci siamo messi la crema e ci siamo scottati? Ci sono persone che addirittura si sono ustionate perché non hanno utilizzato una corretta protezione e sono finite all'ospedale... credete che le cellule dell'epidermide ci "ringrazino" per questo comportamento? Affatto! Se pensate che il peggio che vi possa succedere è che vi compaiano sul viso o sul decolleté qualche ruga e qualche macchia vi sbagliate di grosso: l'incidenza del melanoma negli ultimi anni è cresciuta proprio perché in passato non si è fatta una corretta informazione riguardo l'importanza dell'utilizzo delle protezioni solari e le persone che hanno avuto un comportamento inadeguato si sono ritrovate in guai seri.

LA SALUTE PRIMA DI TUTTO
Quando parliamo di esposizione al sole parliamo di SALUTE, ecco perché non mi azzarderei MAI E POI MAI a spignattare e divulgare la formulazione della mia protezione solare. Oltre al fatto che non mi sentirei in grado di paragonare il mio sapere al riguardo rispetto a quello di un dottorando in quel famoso corso di cui ho parlato sopra.

Affidiamoci ai prodotti che troviamo in commercio, spulciamo gli scaffali alla ricerca del prodotto migliore per noi e per l'ambiente e soprattutto non accettiamo né sperimentiamo formulazioni che troviamo sul web. Qualche giorno fa infatti mi è capitato di vedere il video di una ragazza sdegnata la quale raccontava che si era imbattuta in sito anche famoso in cui si riportava la formulazione di un olio solare che, secondo l'autore dell'articolo, doveva proteggere dal sole. Tale olio conteneva solo, appunto, oli vegetali che nell'immaginario e fantastico mondo dell'autore avevano, non si sa secondo quale base scientifica, il potere di schermare i raggi solari.
Ora, io se mi trovassi davanti l'autore di un tale abominio e insulto all'intelligenza e alla salute umana lo rinchiuderei in una cella e butterei la chiave! Pensate ai danni che può fare una tale disinformazione: magari una signora in buona fede segue la formulazione e si compone il suo bell'olietto che poi si spalma sotto il sole convinta di proteggersi dai raggi UVA e UVB... e poi a fine giornata deve correre all'ospedale con USTIONI di vario tipo! Personaggi come quell'autore dovrebbero essere denunciati!

Ci sono tantissimi validi prodotti in commercio che valgono tanto oro quanto pesano. Non scherziamo su questi argomenti, si tratta della nostra salute!
Per questi motivi io non riesco proprio a capire che cosa passa per la testa alle persone che stanno le giornate sotto il sole con l'unico obbiettivo di diventare come Carlo Conti... certo un po' di colorito non fa male, ma l'abbronzatura stile tavoletta di cioccolata è il biglietto da visita per una pelle vecchia, rugosa, spenta e avvizzita a quarant'anni!


COSA C'E' DENTRO LE PROTEZIONI SOLARI
Detto questo, cercherò adesso di fare una piccola panoramica riguardo il funzionamento delle protezioni solari. Ciò che contraddistingue questo cosmetico è la presenza al suo interno di almeno uno dei due seguenti elementi: filtri fisici o chimici.
I filtri fisici agiscono, come suggerisce il nome, come barriere meccaniche che riflettono e disperdono i raggi solari indiscriminatamente perché contengono sostanze opache come il biossido di titanio e l'ossido di zinco che funzionano da "specchio".
I filtri chimici invece contengono molecole organiche complesse che assorbono l'energia della radiazione solare e la restituiscono in parte sotto forma di calore. Ognuno di esse assorbe una specifica lunghezza d'onda (UVA, UVB). 

Un filtro è definito non fotostabile se, esplicando la sua attività fotoprotettiva, subisce trasformazioni strutturali che ne alterano le caratteristiche filtranti e la capacità protettiva rilasciando inoltre prodotti di degradazione non sempre innocui per le cellule dell'epidermide.

I filtri fisici sono fotostabili, non reagiscono insieme ai filtri chimici e vengono utilizzati insieme ad essi per raggiungere il valore di SPF, cioè fattore di protezione solare. Tale sigla, obbligatoriamente indicata sull'etichetta di ciascuna protezione, definisce la capacità della protezione solare di proteggere dall'insulto solare. Il numero che segue è indicato come una durata dell'esposizione multipla del tempo di eritema: un fattore di protezione 50 per esempio porta all'insorgenza dell'eritema solare in un tempo 50 volte superiore rispetto a quello previsto in assenza del fattore di protezione. Creme con SPF 6-10 sono a bassa protezione, con SPF 15-20 media, con SPF 30 e 50 alta.

I filtri chimici fotostabili sono:

1. Octocrylene : filtro UVB

2. Mexoryl:
- Terephthalylidene Dicamphor Sulfonic Ac= Mexoryl SX - filtro UVA
- Drometrizole Trisiloxane= Mexoryl XL - filtro UVB

3. Tinosorb:
- Bis-Ethylhexyloxyphenyl Triazine = Tinosorb S filtro UVA e UVB
- Methyilene Bis-Benzotriazolyl Tetramethylbuthylphenol = Tinosorb M - filtro UVA e UVB

4. Diethylhexyl Butamido Triazone: filtro UVA

5. Ethylhexyl Triazone: filtro UVB

6. Octyl methoxycinnamate = ethylhexyl methoxycinnamate filtro UVB, messo da solo in formula ancora regge in fotostabilità, ma se in co-presenza destabilizza l'avobenzone (vedi punto 1 dei filtri non fotostabili), il tutto si ristabilizza se sono presenti octocrylene e/o Mexoryl e Tinosorb.

I filtri chimici NON fotostabili (e quindi DA EVITARE) sono:

1. Butyl Methoxydibenzoylmethane è l'avobenzone filtro UVA e parte UVB, è un filtro non fotostabile, è stabilizzato se in formula ci sono octocrylene e/o Mexoryl, Tinosorb, Diethylhexyl Syringylidene Malonate, Diethylhexyl 2,6-Naphthalate

2. Ethylhexyl Salycilate (potreste ancora trovare da qualche parte il fu octyl salicylate, vecchia denominazione, stessa sostanza): filtro UVB non fotostabile, si stabilizza in co-presenza con ethylhexyl triazone, tinosorb M o S, octocrylene, o mexoryl.

Sull'Angolo di Lola si consiglia di evitare solari con filtri chimici non fotostabili perché generano radicali liberi che si accumulano per via sistemica e interagiscono con gli estrogeni; di lavare sempre via la protezione solare a fine giornata; di evitare in generale i filtri che hanno attività estrogena.
E' inoltre consigliato di preferire solari con filtri fisici ricchi di antiossidanti come vitamina C, olio di carota, gamma orizanolo, té verde; tra i solari con filtri chimici è meglio scegliere quelli con Tinosorb S e M e Mexoryl XL e SX.

LE PROTEZIONI SOLARI ECOBIO FACILMENTE REPERIBILI
Personalmente, le protezioni solari che attualmente preferisco tra quelle che si trovano in commercio sono:
- i solari tea natura, con filtri fisici
- i solari Bioearth che se non sbaglio hanno sia filtri fisici sia chimici
- i solari della Phytorelax (sia quelli col cocco e monoi sia quelli con olio di argan) con filtri fisici e chimici
- i solari della Omia Laboratoires con filtri fisici e chimici
- i solari della Bjobj che hanno solo filtri fisici

Sono i solari con una formulazione secondo me perfetta perché contengono anche oli e burri vegetali molto idratanti.
L'importante, quando si cerca un prodotto per l'esposizione solare, è controllare che nell'INCI siano presenti burro di karité, olio di argan/jojoba/avocado, gel d'aloe vera, vitamina C, estratti di carota, olio di pomodoro, Q10 e altri attivi antiage ed idratanti. La pelle è fortemente stressata dai raggi solari che favoriscono la liberazione di radicali liberi e la disidratazione cutanea: ecco perché è bene che la protezione solare contenga oli e burri idratanti e sostanze che combattono l'invecchiamento cutaneo.

ULTIMI CONSIGLI
E' bene applicare la protezione ogni due-tre ore, se si suda abbondantemente e dopo aver fatto il bagno. Durante le ore centrali della giornata (dalle 12 alle 16) bisogna evitare di esporsi al sole e stare coperti all'ombra.
Non dimentichiamo di applicare la crema anche sul più piccolo pezzettino di pelle perché per bruciarsi ci vuole un attimo!


BUON MARE A TUTTI!

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martedì 10 giugno 2014

Piuttosto meglio un silicone!

Non molto tempo fa sotto al mio post relativo ai fondotinta una ragazza ha scritto che si era trovata molto male con la BBcream della So'Bio perché le faceva uscire molte imperfezioni. Ovviamente io le ho risposto ma ritengo che questo argomento meriti di essere approfondito.

Come vi avevo già detto in quel post, è molto difficile trovare un buon fondotinta che rispetti le nostre esigenze e le nostre aspettative e che allo stesso tempo non sia inquinante o dannoso (comedogeno, essenzialmente) per la nostra pelle. Come vi dissi nel post sui siliconi bisogna fare delle scelte: per tutti i giorni scelgo di usare un tipo di fondotinta e magari quando esco per un'occasione importante ne scelgo un altro tipo. Generalmente io cerco di mantenere una linea di condotta coerente con i miei pensieri per cui oltre a guardare la dermo-compatibilità di un prodotto guardo anche la sua eco-compatibilità (per quanto comunque sostenga sempre, come già sapete, che è la dose che fa il veleno o il rimedio). Prendete quindi il titolo del post come una provocazione ;)

Ultimamente si fa un gran parlare sul web di questa marca, la Coleur Caramel, il cui fondotinta in stick sta diventando particolarmente famoso (anche grazie al video di una certa youtuber). Per curiosità mi sono voluta informare, anche perché non mi dispiacerebbe provare qualche altro fondotinta ecobio funzionante, oltre alla mia amata BBcream della So'Bio (che non tutti apprezzate, ho scoperto ;) ). 

Innanzitutto il prezzo mi ha lasciata basita: quasi 35€ per 16gr di prodotto, e già qui ho rinunciato. Poi sono rimasta altrettanto sconvolta dall'INCI: non c'è nemmeno l'acqua, si passa direttamente allo squalene (un lipide derivato dall'olio di oliva), quindi cera carnauba, olio di mandorle dolci (comedogeno!), burro di karité, pigmenti vari. Trentacinque euro per due o tre prodotti che singolarmente compro a pochi euro al kg (quasi).. ma soprattutto, trentacinque euro per un fondotinta che è occludente e pesante quando un qualsiasi altro fondotinta siliconico di profumeria!


Ovviamente dal punto di vista ambientale è molto meglio questo fondotinta di molti altri che troviamo comunemente in commercio, ma siamo sempre allo stesso punto: poiché è la dose che fa il veleno o il rimedio vale davvero la pena occludersi i pori con tutti questi burri e cere (supercostosi) quando con 10€ (se non meno) mi compro un fondotinta che qua e là nell'INCI ha qualche silicone che risulta molto ma molto meno occludente delle cere nominate e comunque inquina il giusto (se i siliconi sono in fondo all'INCI)?
Mmmm.. mi sa che non ne vale assolutamente la pena!

Ecobio sì, ma con criterio e cervello: non sconfiniamo nell'estremismo! Io sono sensibilissima alle questioni ambientaliste, animaliste e salutiste ma cerco sempre di ragionare con la mia testa..

Inoltre, con l'arrivo dell'estate la sola idea di spalmarmi sulla faccia un pastone superdenso e occludente come questo mi fa sudare! A questo punto meglio ripescare dal cassetto il fondotinta minerale, almeno mi lascia respirare i pori ;)

Buoni acquisti intelligenti!!
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giovedì 5 giugno 2014

Le speculazioni dietro le certificazioni cosmetiche

Circa un anno fa (o forse due?) su un gruppo Facebook di promozione di cosmetici Cruelty Free (ossia prodotti da aziende che non testano i cosmetici finiti sugli animali) mi scontrai duramente con un paio di ragazze vegane-animaliste-integraliste circa la valenza o meno della certificazione LAV (il famoso Leaping Bunny o coniglietto saltellante). Ciò che più mi colpì in quella situazione fu il cieco accanimento con cui queste ragazze mi si scagliarono contro, quasi arrivando ad offendermi, semplicemente perché io difendevo certe aziende piuttosto che altre.

La questione era che io sostenevo che aziende come KikoNeve Cosmetics e Fitocose (vi invito a cliccare sui link per leggere ciò che viene riportato sui loro siti ufficiali), sebbene prive del marchio Leaping Bunny, fossero da considerare Cruelty Free in virtù del fatto che sul loro website veniva (e viene tutt'ora) riportata esplicitamente una specifica postilla nella quale è scritto che queste aziende condannano in maniera definitiva l'utilizzo di animali come "cavie" per testare i prodotti finiti, a differenza di quanto invece continuano a fare grandi brand come L'Oreal, Garnier, Maybelline (che io evito come la peste nera). Io semplicemente dicevo che poiché sul loro sito è riportato un fatto del genere la loro immagine verrebbe irrimediabilmente compromessa se dichiarassero il falso per cui sono aziende, secondo il mio modesto parere, di cui potersi fidare. Inoltre sostenevo che probabilmente se non avevano aderito ancora agli standard LAV era solo perché economicamente era una spesa insostenibile per loro (e non lo sapevo ma c'ero andata davvero vicina, come vi dirò tra poco!).


Apriti cielo, spalancati terra!

Nacque una polemica astiosa e puramente sterile che si può concludere così: tu (Sara) sei una deficiente perché non sai che i soli unici prodotti considerabili Cruelty Free sono quelli riportati nelle liste ufficiali della LAV; tutto il resto è, passatemi il termine, cacca.
Venni infamata, me ne furono dette di tutti i colori e quindi lasciai il gruppo e tanti cari saluti, ognuno per la sua strada. 


Da allora è passato un po' di tempo, la normativa in merito ai test cosmetici sugli animali è cambiata (legge del 2013) e io ho avuto modo di farmi un'idea ben precisa al riguardo.

Innanzitutto ci terrei a precisare che non ho niente contro i vegani (ci mancherebbe altro, io sono vegetariana e amo gli animali!) ma mi stanno parecchio sulle scatole i fondamentalisti-integralisti che si sono bevuti il cervello leggendo tre o quattro false notizie sul web. A quelle care ragazze che ai tempi mi infamavano vorrei chiedere (ahimè, come vorrei!) se utilizzano assorbenti della Lines, se utilizzano i prodotti della P&G (Palmolive, Johnson&Johnson, Viakal, Gilette, Oral B, Kraft e via dicendo), se bevono la Coca Cola e se mangiano prodotti della Nestlé perché se facessero tutto ciò sarebbero delle incredibili ipocrite da quattro soldi che stanno attente a non usare make up testato su animali ma non si preoccupano di tutto il resto (e badate bene che le aziende che ho citato sono tra le più grandi e spietate multinazionali senza cuore che esistano sulla terra e fanno cose ben peggiori che testare cosmetici sugli animali....). E magari utilizzano pure prodotti di Bottega Verde che, pur avendo la certificazione LAV, produce cosmetici che di verde hanno ben poco dato che sono pieni di sostanze inquinanti tutt'altro che biodegradabili (ma a loro interessano solo gli animali, chissenefrega dell'ambiente!).
Ma per loro va bene, purché abbiano il Leaping Bunny.

Ciò che vorrei sottolineare è che esistono tantissime persone che si lasciano trasportare dalla corrente della disinformazione senza ragionare con la propria testa.

Innanzitutto, secondo la nuova normativa europea del marzo 2013 nessuna azienda può testare il prodotto finito sugli animali; per quanto riguarda invece le singole materie prime, esse sono sempre state testate (a partire dalle molecole più piccole fino all'ingrediente in toto) sugli animali, a prescindere dalla certificazione LAV perché questo è ciò che esige il protocollo scientifico. In teoria quindi tali rinomate certificazioni non avrebbero senso di esistere perché la normativa impone che il prodotto finito non venga testato sugli animali; allo stesso tempo però NON esistono cosmetici al 100% Cruelty Free perché in qualche modo, in qualche tappa del processo produttivo, in qualche minima parte sono stati testati sugli animali, necessariamente.

Veniamo al dunque: sono capitata sul sito della ICEA (Istituto Certificazione Etica Ambientale) che in Italia è considerata l'azienda più importante in materia di certificazione, come dice il nome stesso, per i prodotti biologici nonché cruelty free (tanto che fino a poco tempo fa la LAV stessa si appoggiava all'ICEA per le certificazioni in merito ai test sugli animali). Qualsiasi azienda che voglia far certificare i propri cosmetici ottenendo quindi di poter porre sull'etichetta il bollino del coniglietto saltellante e dell'ICEA stessa (che indica quindi che il cosmetico non è stato testato sugli animali e che inoltre contiene ingredienti di origine naturale, biologici e biodegradabili) si deve rivolgere a questo ente e seguire una serie di procedure specifiche.
All'interno del loro sito web infatti potete trovare una pagina, questa, che vi invito a leggere, in cui si trovano tutti i documenti necessari per richiedere le specifiche certificazioni, con tanto di appositi tariffari.

Se avete tempo e voglia vi suggerisco caldamente di guardare i file PDF relativi agli sborsi economici che ogni azienda deve effettuare se vuole questo maledetto coniglietto sui propri prodotti, altrimenti vi dico semplicemente che si tratta di cifre astronomiche, cifre che non pensavo affatto potessero essere così alte. Sono veramente veramente tanti soldi, roba da matti. Sono rimasta scioccata, allibita.
Altro che Etica, qui regna sovrano il dio quattrino!

Ancora una volta dietro tali certificazioni ci sono solamente speculazioni volte ad arricchire alcuni in nome di un mercato, quello del cruelty free, che va espandendosi perché, ahimé, sempre più persone si affidano esclusivamente a quel bollino credendo di fare chissà quale bene per l'ambiente, per il mondo, per la propria coscienza. In realtà finanzia solamente uno specifico mercato, appunto.
Viene comprato l'utilizzo di questo marchio, ma siamo sicuri che come consumatori possiamo fidarci di questo sistema? Perché spesso dietro ai soldi di chiarezza e trasparenza ce ne sono poche... ovviamente sono sempre in tempo a ricredermi.


Certe aziende semplicemente non hanno un fatturato tale da potersi permettere di sborsare queste cifre, oppure hanno deciso razionalmente di boicottare questo sistema (cosa che se fossi a capo di un'azienda farei ben volentieri). Il che significa che purtroppo chiudono il proprio mercato di vendita a tutti quei vegani-integralisti-fondamentalisti che comprano solo ciò che ha quel bollino. 

Esistono fortunatamente molte altre certificazioni analoghe (come la Ecocert o la Naturae) o anche autocertificazioni come la Vegan OK che sono altrettanto valide ma molto meno dispendiose (come è scritto proprio sulla loro pagina).

Concludendo, questo mondo delle certificazioni cosmetiche mi ha lasciato l'amaro in bocca. Io sono così ingenua e ogni volta mi illudo che esistano gli unicorni, che gli asini volino e che le persone si comportino in una certa maniera per etica personale. Pensavo che non esistesse un mondo di speculazioni dietro le convinzioni di alcuni, pensavo che non ci fosse bisogno di pagare centinaia di migliaia di euro per rendere il proprio cosmetico Biologico (ma se io in quanto produttore già lo so che è biologico, perché devo sborsare per farmi dire qualcosa che già so?!).
Molte aziende dovrebbero scrivere sui propri siti internet che se non acquisiscono certe certificazioni è solo per una questione economica e perché non vogliono far parte di questo mondo di compra-vendita (frecciatina? e frecciatina sia!).

In fin dei conti, secondo me ovviamente, l'avere il coniglietto saltellante sull'etichetta è solo una questione di soldi. Altro che di etica.
Che poi comunque in qualche maniera quel prodotto viene testato sugli animali.


https://www.facebook.com/ilmondoecobiodiSara